Dal progetto di Cesare Lombroso

Giardino

“I giardini sono protetti lungo il perimetro esterno da un muro di cinta. Questo muro credemmo opportuno di tenerlo interamente dell’altezza di 4 metri onde impedire ogni comunicazione degli alienati coll’esterno in caso che l’edificio fosse fiancheggiato da abitati. Qualora però il manicomio si volesse con più sano consiglio costruire isolato nella campagna, sarà miglior partito di limitare l’altezza del muro di cinta a 2 metri od anche meno, essendo parimente possibile di provvedere alla sicurezza e ad impedire le evasioni coll’approfondire ancor più la fossa a salto di lupo che lambisce internamente il giardino lungo detto muro, e il cui ciglio superiore converrà tener sempre munito d’una siepe. In tal guisa venne praticato con ottimo successo a S. Anne a Parigi Préfargier dove gli alienati possono pascersi della vista della campagna circostante. Il padiglione centrale di sorveglianza comunica per 4 porte coi giardini di cui è circondato per modo che un solo sorvegliante può attendere a tutti i quattro i comparti per mezzo delle finestre a lato di ciascuna porta e può altresì dar comunicazione fra uno e l’altro dei giardini se occorre. Finalmente ogni giardino sarà provveduto di viali per passeggio ombreggiati da piantaggioni, di tappeti verdi e di sedili e di trombe o fontane o di attrezzi per la ginnastica.”

Cesare Lombroso, Progetto di Manicomio per 350 alienati (1872)

Cucina

“La cucina prospetta per 12 finestre i due cortili sulla destra dell’asse longitudinale dell’edificio – sufficientemente illuminata, arieggiata ed ampia, contiene in due file le pentole a vapore per la cottura dei viveri – è poi munita di camini e fornelli succursali e forno da panificio collocati presso il camino di richiamo; lascia inoltre spazio bastante per 4 ampii tavoli su cui si farà il comparto e la distribuzione delle vivande pei ricoverati – Dalla cucina si passa ai due locali attigui di deposito del vasellame e stoviglie da un lato e del lavatojo dei medesimi dall’altro; in mezzo a questi corre un passaggio di comunicazione per accedere dalla cucina alle cantine da vino alla ghiacciaja che sta sottoposta alla Cappella Sacra al magazzino dei commestibili ed alle dispense collocate lateralmente alla ghiacciaja un corritojo disimpegna tutti questi locali dovendo i medesimi tenersi chiusi ed essere accessibili soltanto dalle sole persone che vi hanno attinenza.”

Cesare Lombroso, Progetto di Manicomio per 350 alienati (1872)

Refettorio

“In ogni padiglione al piano terreno si trovavano i locali per il refettorio e il soggiorno. Nei refettori vi erano grandi tavoli in legno accostati al muro, con una lastra pesante sopra e imbullonati a terra; anche le panche erano fissate al pavimento. I pasti e le bevande venivano serviti in scodelle e bicchieri di alluminio. Le posate, nel padiglione degli agitati, consistevano nel solo cucchiaio: per loro non c'erano né forchette né tantomeno coltelli. Tutti gli angoli e spigoli dei mobili erano arrotondati. Le finestre senza inferriate erano apribili solo dal personale di vigilanza, il quale era, tra l'altro, l'unico a poter controllare l'accensione e lo spegnimento della luce elettrica.”

Luisa Tosi, Raffaella Frattini, Paola Bruttocao, S. Artemio: storia e storie del manicomio di Treviso (2004)

Bagni

“Un mezzo importantissimo per la cura dei pazzi è un opportuno apparato idroterapico di cui pur troppo in Italia si difetta. Non è solamente la doccia che è necessaria in un manicomio ma tutta una alberatura idroterapica. Noi consigliamo perciò prima di tutto di provvedere la stanza del bagno di un albero come quelli che si vendono a Parigi da Chasles di 2500 franchi. Si compone della pompa, della cassa d’acqua e di una serie di tubi di zinco che si combaciano in alto a volta in modo di formare una vera capanna. I bagni ordinari possono constare di pietra di zinco. L’unica precauzione importante che si dovrà prendere è che l’acqua arrivi su nella vasca pel fondo – così si può fare col sistema seguente onde sottrarre a dei mezzi di pericolo d’annegamento gli alienati e anche perché non trovino nei manubri dei mezzi d’appoggio alla resistenza. In Firenze, e in Germania ad Hlenau trovai in uso alcune vasche di cotto lastricate di marmo artificiale che possono servire a parecchi alienati nel medesimo tempo. Un suggerimento speciale del Guislain suggerisce di costruire alcuni di questi bagni in modo che i piedi si trovino più alti della testa. Il fondo della vasca sarebbe allora in direzione obliqua colla direzione verso i piedi e la parte più bassa verso la testa.”

Cesare Lombroso, Progetto di Manicomio per 350 alienati (1872)

Lavanderia

“Il locale da noi destinato pel lavatojo della biancheria fa riscontro perfetto colla cucina, sendo collocato nei sotterranei in corrispondenza del braccio sinistro della croce centrale di fabbricato. Vi si accede per le due ampie scale collocate di contro a quelle della cucina, e così si può direttamente pervenirvi tanto dall’estremità anteriore che posteriore dello stabilimento. Ancorché le recenti innovazioni meccaniche siano giunte a sostituire ai mezzi ordinari pel purgo, lavatura e stiratura della biancheria, degli appositi ordigni meccanici a cui sono affidate esclusivamente queste operazioni, come appurato si pratica nei moderni Spedali, in un manicomio invece troviamo inopportuna l’applicazione di tali sistemi pel solo riguardo delle alienate tranquille sane di fisico, esser impiegate al disimpegno di queste funzioni (senza compensi e traendo esso il vantaggio di veri lavoro meccanico salutare – e utilissimo come si pratica del resto un vantaggio nel manicomio colonia di Fitz-James). La camera dei lavatoj contiene presso il camino di richiamo due fornelli colle caldaje per la lasciva; nel mezzo sorgono 4 vasche di pietra della capacità di 3,5 m ciascuna, da potersi alimentare d’acqua col mezzo di una pompa mossa a vapore. Attorno a queste vasche stavano le lavandaje per lavare o risciacquare le lingerie. La stanza poi di lavanderia porta fissate alle pareti delle tavole sporgenti su cui collocare la biancheria – il pavimento di asfalto con rigagnoli destinati a disperdere l’acqua che si spande per essi. All’ingiro delle vasche saranno disposti dei rialzi con parapetto in legno per ognuna delle lavandaje onde impedire che queste abbiano a bagnarsi nel lavare i panni.”

Cesare Lombroso, Progetto di Manicomio per 350 alienati (1872)

Essicatoio

“Il solo asciugamento della biancheria venne affidato ad un apparecchio speciale essiccatojo ad aria calda per mezzo di cui in pochi minuti la lingeria può asciugarsi. È questo l’essiccatoio ad aria calda a somiglianza di quello che esiste nello stabilimento Goulston-Square a Londra, dove sono i bagni e lavatoj pubblici. Quattro sono gli essiccatoj che abbiamo messo a disposizione , attigui fra loro e separati a due a due da una tramezza verticale di lamiera, dovendo ciascuno esser di piccola dimensione per maggior comodità di manovranti. Per metter in azione l’essicatojo si trae fuori il carrello dalla camera d’essiccatojo ricorrendo alle apposite maniglie, finché la parete posteriore chiusa dell’intelajatura venga ad ostruire l’apertura della cameretta; - si caricano i piani del carrello di lingeria lasciando alternativamente davanti o dietro di ciascun piano uno spazio scoperto per guisa che l’aria calda nel salire, abbia a percorrere sinuosamente gli interspazi dei piani, per meglio essere a contatto colla biancheria da asciugare. Caricato il carrello, lo si spinge entro la cameretta facendolo scorrere sulle guide, ed allora è la faccia anteriore di essa che chiuderà l’apertura dell’essiccatojo – aperto il registro per lo sfogo del vapore acqueo, si lascia la biancheria nell’essiccatojo pel tempo bastante ad asciugarla, quindi si cava fuori il carrello finché la sua parete posteriore chiuda ancora l’apertura dell’essiccatojo – Si leva la biancheria così asciutta, e ve se ne sostituisce dell’altra umida, ripetendo così le medesime operazioni.”

Cesare Lombroso, Progetto di Manicomio per 350 alienati (1872)

Dormitorio

“Nessuno dei dormitori in conformità alle norme della moderna igiene contiene più di 9 letti. Ad ogni dormitorio è annesso un piccolo gabinetto di toeletta ed una latrina e in mezzo a due dormitorii havvi sempre una stanza di sorveglianza per gli inservienti che così guardano e sorvegliano due comparti nel medesimo tempo. per mezzo di una apposita finestrella difesa da rete metallica ed aperta nella parete di divisione dei due attigui dormitorii. La sezione dei ricchi e dei convalescenti non si distingue dalle altre che per un numero maggiore di camere ad un solo letto, vantaggio questo molto desiderato da questa specie di ricoverati e dai loro parenti. Evitammo assolutamente i dormitorii a due letti, secondo le giuste osservazioni di Parchappe. Il comparto degli agitati comprende delle stanzette, due pei suicidi e due per i disturbatori mormoratori notturni onde sia separati per non inquietare gli altri e onde poter esser meglio sorvegliati. Finalmente il comparto posteriore dei furiosi suicidi si compone di due dormitorii da otto letti, l’uno pei suicidi e paralitici, l’altro per quegli epilettici il di cui stato meno grave permette di collocarli in dormitorii comuni nel piano superiore. V’ha poi una camera intermedia da 4 letti per quei furiosi che hanno degli intervalli di calma da conceder loro un dormitorio comune, pperò sempre sotto la sorveglianza di due infermieri che abitano nelle due stanzette attigue.”

Cesare Lombroso, Progetto di Manicomio per 350 alienati (1872)

Cella

“Il sistema cellulare è uno dei perni importanti su cui s’aggira il buon andamento d’un manicomio; su’esso pertanto bisogna accumulare la massima cura quando si vogliano ottenere dei buoni risultati terapeutici. Due sono le sorta di celle che adottammo: le celle di custodia o di isolamento e le celle di forza. Nelle prime l’ammalato deve fare una dimora assai breve, trattenendosi soltanto durante qualche accesso di pazzia per castigo. Le celle di forza invece sono destinate per gli alienati presi da vera mania furiosa che può compromettere la loro vita e quella degli altri - o quanto meno per quelli che potrebbero recar troppo disturbo convivendo con gli altri pazzi. Per le 3 celle di isolamento per ciascun pazzo non occorre un ammobigliamento speciale non è necessario un cortiletto né il rivestimento interno delle pareti né uno speciale sistema di illuminazione e ventilazione. Le celle dei furiosi avranno le pareti per l’altezza di due metri rivestite da tavole di legno dolce: pei suicidi saranno invece imbottite a cautchout; il pavimento in lieve declivio verso il cortiletto, sarà asfaltato per le prime e di legno di pino per le altre, munito di un piccolo rigagnolo per lo sgombro degli escrementi liquidi. Il cortiletto cellulare di 15 metri quadrati di area non conterrà piante d’alto fusto ma zolle erbose, sarà cinto all’interno da muro alto 3 metri.”

Cesare Lombroso, Progetto di Manicomio per 350 alienati (1872)

Sotterranei

“Nei sotterranei abbiamo collocato in genere tutti i servizi comuni ai due sessi - e precisamente: la cucina, cogli annessi comodi di deposito di stoviglie, lavatojo, forno di panificio - dispense ghiacciaja, cantine da vino, magazzino di commestibili Lavanderia cogli essiccatoj per biancheria, vasche d’acqua, e caldaie pel ranno - i locali pei due generatori a vapore colla pompa, serbatojo dell’acqua di condensazione, ed officina meccanica annessa a detti locali - finalmente le ampie legnaje ed i depositi di carbone, le cantine pel Direttore e per la Maggiordoma, e le camerette delle fogne mobili lungo le cantine da legna Tutti questi locali trovandosi sottoposti al fabbricato che risulterebbe colla riduzione dell’edificio per soli 250 ricoverati - essi emergono di un metro dal livello esterno del terreno per modo che la luce e l’aria vi penetra copiosamente – il solo lato delle legnaje prospicente i giardini credemmo opportuno di tenerlo chiuso per evitare ogni tentativo d’incendio o d’altro disordine da parte degli alienati. Ai sotterranei si accede da tre punti principali - dal lato verso l’ingresso e precisamente sotto le prime branche di scala che mettono agli appartamenti del Direttore e Maggiordoma collocammo due scale di discesa alle cantine, legnaje e dispense annessi a questi appartamenti; da esse occorrendo si può passare agli altri locali dei sotterranei, a comodo per esempio del Direttore per le sue ispezioni. Alla estremità posteriore dell’edificio, lateralmente all’abside della Cappella, altre due scale mettano dalla corte rustica ai sotterranei; per esse si farà l’introduzione di viveri delle bevande, del combustile munite, e delle altre materie occorrenti ai diversi servizi – serviranno inoltre per l’accesso e sortita del personale di servizio che non è in diretta comunicazione con gli alienati, come macchinisti, fuochista cuciniere, lavandaj, fendilegna, cantumeri ecc.”

Cesare Lombroso, Progetto di Manicomio per 350 alienati (1872)